Vincitori e vinti by Bruno Vespa

Vincitori e vinti by Bruno Vespa

autore:Bruno Vespa [Vespa, Bruno]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Scienze Politiche, Commenti e Opinioni
ISBN: 9788852011917
Google: UXdSGMo3x14C
editore: MONDADORI
pubblicato: 2010-10-06T22:00:00+00:00


Per la strage furono subito incriminati tre giovani militanti di Potere operaio Achille Lollo, Marino Clavo e Manlio Grillo e un repubblicano quarantenne, Aldo Speranza, che odiava i missini quanto loro. ("Quelli di Potere operaio" dice Cecchini "si appoggiavano alla sezione del Pri di Primavalle.") Speranza, netturbino come Mario Mattei, sarà poi scagionato per la strage e accusato da Lollo di aver bruciato l'auto di Schiavoncini. Clavo e Grillo si resero immediatamente irreperibili. (Nel libro di Aldo Grandi, Insurrezione armata, uscito nell'autunno del 2005, Francesco Bellosi, militante nella struttura illegale di Potop, racconta di averli fatti espatriare in Svizzera su richiesta di Scalzone.)

Lollo andò detenuto al processo e, in suo favore, si scatenò una gigantesca campagna mediatica che vide impegnato, oltre ai giornali della sinistra, anche il più importante quotidiano di Roma, "Il Messaggero", passato dal grigiore burocratico e filogovernativo degli anni Sessanta a una linea rivoluzionaria. Umberto Terracini, mitica figura del Pci, si spese personalmente per lui, andandolo a trovare in carcere, mentre Franca Rame convinta erroneamente che, subito dopo l'arresto, fosse stato scagionato gli scriveva il 28 aprile 1973: "Io non ti conosco, ma come molti sono stata in grande angoscia per te. Ho provato dolore e umiliazione umiliazione nel vedere gente che mente, senza rispetto neanche per i propri morti".

Eppure, all'interno di Potop alcuni sospettarono subito che la strage di Primavalle potesse essere stata opera di compagni. Nel libro di Grandi, Lanfranco Pace oggi giornalista di La7 e del "Foglio", e allora dirigente di Potere operaio racconta di aver compiuto un'indagine interna per scoprire se Lollo, Clavo e Grillo fossero gli autori della strage. I tre negarono, ma i dirigenti capirono che a uccidere erano stati loro, e non i fascisti per una faida interna. ("Pur conoscendo la verità" dice Pace "dovemmo per forza dire che i tre erano vittime di una persecuzione.") Pace ritiene che i tre abbiano agito per mettersi in mostra agli occhi di Valerio Morucci anche lui dirigente di Potop prima di passare alle Brigate rosse , a capo di una sezione clandestina del partito (Lavoro illegale) incaricata delle azioni violente. (Racconta Morucci in La peggio gioventù: "Li. era un organismo parallelo che avrebbe dovuto inventarsi di sana pianta l'armamento tecnico e organizzativo da mettere in campo al momento dell'Insurrezione. Cioè, in soldi, armi, esplosivo, documenti falsi, auto rubate e un abbozzo di capacità a muoversi clandestinamente nella città".)

"Il primo giorno del processo" ricorda Anna "furono esplosi contro di noi dei colpi di pistola. La stessa cosa accadde a due giornalisti del "Secolo d'Italia". Da allora dovemmo andare a palazzo di giustizia sempre scortati." Il 26 maggio 1975 Grillo e Clavo furono arrestati a Stoccolma. Alberto Moravia chiese che il governo svedese concedesse loro l'asilo politico. Non ce ne fu bisogno. Mentre cortei al grido di "Lollo libero" si snodavano intorno al palazzo di giustizia, il 5 giugno successivo i due, insieme a Lollo, furono assolti per insufficienza di prove. "Il Messaggero" se ne rallegrò con un titolo che prese tutta la prima pagina: La vergognosa montatura fascista è crollata in Corte d'assise.



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